Ho deciso di farlo condividendo un testo e un video che tra le righe parlano appunto di Ubuntu:
▪ il testo l’ho tratto da una delle ultime pagine di Furio e Maiku, il libro che ho scritto con Arianna Ruffinengo, uscito proprio in questo 2016 che sta per terminare
▪ il video invece mi è stato inviato da una cara amica (Grazie Benny!) e mi è piaciuto tanto! 😉
Oggi mentre giravo per il centro città in bici riflettevo sul fatto che sarebbe bello se si riuscisse a capire se sto andando nella direzione giusta. Poi ho capito che questa è una di quelle cose che non puoi capire ma le puoi sentire. Forse posso orientarmi con le sensazioni del mio corpo ….si …. è il corpo la bussola! Ma qual’è il Nord? Il polo che orienta la bussola? Forse sono le emozioni piacevoli, il piacere, lo stato di flusso, la gioia nel cuore, la sensazione di avere una mente immaginativa e fresca, il senso di connessione col tutto? Sento che è così!
Solo se non “perdo la bussola” avrò la capacità di pensare con la mia testa e di seguire i’intuito a dispetto delle consuetudini e cosa gli altri vorrebbero io facessi.
Io sento che è circondandomi delle cose e delle persone che mi emozionano davvero, e dedicandomi a ciò che amo fare che cresco nella consapevolezza di cosa fa per me e cosa no!
E questa la mia strada per l’Ubuntu, sono convinto che tutta l’umanità sia unita da un legame universale, un grande IoNoi! Quindi …
se sminuisco gli altri, sminuisco me stesso e viceversa ….
se amo gli altri, amo me stesso e viceversa …
Mi viene in mente che sullo scaffale ho un fantastico libro fotografico regalatomi da tre care amiche che si chiama proprio IoNoi e parla di Ubuntu. Lo apro in una pagina a caso e leggo un passo molto connesso a quanto sto scrivendo, sento che non è un caso: “Desmond Tutu, l’arcivescovo che negli anni 80 del secolo scorso si conquisto un ruolo di fama internazionale per la sua ferma lotta contro l’apartheid, afferma che “e persone con ubuntu sono affabili e disponibili, il loro atteggiamento è amichevole e ben disposto, non si sentono minacciate dalla bontà o dalla cattiveria degli altri, perché sentono che il loro valore derivano dalla consapevolezza di appartenere ad un insieme più grande di loro”